La Bistecca alla Fiorentina, regina della "Ciccia" - Gianni Somigli

Ogni città, ogni regione, ogni nazione ha un simbolo che la rappresenta.Un simbolo ,un “segno”: qualcosa, insomma, che quando la vedi non può non venirti in mente quella città, quella regione, quella  nazione. Se le cose stanno così, cosa potrebbe star meglio sul Gonfalone di Firenze se non la sagoma di una grossa,  succosa, deliziosa Bistecca alla Fiorentina? Altro che David di Michelangelo, altro che Ponte Vecchio: la Bistecca è la vera quintessenza della città di Firenze, ciò che racchiude in sé opulenza, tradizione, storia, genialità, senso del bello, buongusto.Attenzione, però: mai come in questo caso dovete diffidare dalle imitazioni! La vera, originale Bistecca alla Fiorentina dev’essere, in primis, lombata di vitellonedi razza chianina; dev’essere solcata a metà dal caratteristico osso a forma di T; deve avere da una parte il filetto e, dall’altra, controfiletto; dev’essere alta almeno quattro dita e cotta come si deve, che non è né poco né troppo. E’, semplicemente… Come si deve. E non osate condirla prima: sale, pepe e un filo d’olio solo dopo, tolta dal fuoco. Una Bistecca alla Fiorentina deve per prima cosa riempirti gli occhi e l’animo di gioia.Non ci sono fonti certe sull’origine della Bistecca alla Fiorentina. O meglio, di fonti ce ne sono, ed anche molte. Una delle poche cose sicure è che l’usanza fiorentina di cuocere sulla brace viva grosse quantità di carne (o meglio, di “ciccia”) risale al periodo dei Medici quando, durante la notte del 10 agosto, San Lorenzo, si accendevano falò in ogni dove che poi, a un certo punto, diventavano bracieri da sfruttare nel modo più opportuno; e quale modo è più opportuno se non una bella grigliata di carne succulenta?Un’ultima notazione: nella città che ha dato i natali alla lingua italiana, una delle figlie predilette, sua maestà la Bistecca, porta un nome di derivazione straniera. La parola “Bistecca”proviene infatti dall’inglese “beef�"steak”, ossia bistecca-costola: secondo alcuni, furono dei cavalieri di ventura provenienti dall’isola britannica a “etichettare” questo taglio, visto che Firenze, in quel periodo, era un vero e proprio crocevia di tutti i popoli.